Nell’ambito del Workshop WUC della Cattedra UNESCO dell’Università della Basilicata, il seminario “Illimani in situ” racconta il progetto artistico sul monte andino Illimani, come strategia di nuova narrazione per la valorizzazione di un paesaggio fortemente identitario. Ne parlano tre protagonisti del progetto: Galo Coca, Marisabel Villagomez e Santiago Contreras.

In Bolivia, poche iniziative hanno sfidato la visione convenzionale di unmito culturale come ha fatto “Illimani in situ”, un progetto a lungo termine,concluso con una mostra collettiva nella città di La Paz. Con una dinamica inedita, la maggior parte dei 14 artisti inclusi nel progetto si è recata sul monte andino Illimani, punto di riferimento culturale, per realizzare opere in situ lontane dal tipico punto di vista urbano, quello che ha addomesticato la montagna. È stata l’occasione per rompere con la rappresentazione tradizionale, lo sguardo convenzionale, che persiste nella pittura e nella fotografia locali.

Il progetto “Illimani In situ”, proposto dalla storica e curatrice boliviana Marisabel Villagómez all’inizio del 2019, propone diverse premesse:

  • l’avvicinamento fisico alla montagna andina, definita distante e romanticizzata, con l’intento di realizzare la suddetta rottura;
  • l’assunzionedella nozione di “paesaggio culturale” per riferirsi all’Illimani, riprendendo in particolare il percorso dell’acqua, il suo uso sociale e il suo significato culturale, caratteristica intrinseca della storia della montagna;
  • il dialogo con la cultura e la visione del mondo Aymara.

In questo senso, Villagómez chiarisce che il suo progetto si colloca “lontano dagli sforzi pubblicitari, o dalle intenzioni di promuovere un Paese nei mercati delle biennali tradizionali”. Molti dei concetti sviluppati dagli artisti coinvolti nel progetto dialogano profondamente con queste premesse. Ci sono, ad esempio, le nozioni di ritualità Aymara riappropriate (Maximiliano Siñani, Georgina Santos e Adriana Bravo) o di “economia della cura”. Quest’ultima, contrariamente all’attuale sistema d’estrazione che interessa l’Illimani (principalmente minerario), si traduce in esperimenti di rimboschimento (María Fernanda Sandóval), nell’ascolto profondo dell’acqua e del suo percorso (ozZo Ukumari), o in alcuni accenni ai recenti incendi boschivi boliviani (Santiago Contreras Soux). Il progetto è contraddistinto datre momenti principali:

  • la pianificazione e il monitoraggio curatoriale durante l’anno 2019; 
  • le spedizioni in montagna: poche ore per percorrere il territorio con strumenti tecnologici che hanno permesso di documentare performance, sculture e installazioni effimere, immagini, rituali e suoni;
  • l’esposizione delle opere d’arte risultanti da queste spedizioni nel piano urbano (La Paz).

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